Nella storia dell’evoluzione sociale ogni città si presenta con caratteristiche diverse. Cefalù ha sempre mostrato nei secoli, pur mantenendo una sua precisa identità, un’apertura verso la molteplicità e la pluralità di culture. Le componenti che hanno contribuito a formare questa peculiarità sono diverse e sono da attribuirsi alla Storia e alla posizione geografica di Cefalù.
Questa caratteristica ha portato Cefalù ad una sua definitiva collocazione nel panorama economico siciliano.
Nelle guide di fine Ottocento, Cefalù veniva descritta con un territorio (6.580 ettari) “ameno e fertilissimo in ogni genere di produzioni: cereali, ottimi vini e olii di uliva e di lino, frutta, agrumi, mandorle, manna, lino e canapa”, dove “si alleva molto bestiame” e vi “si fanno ricche pesche”.
Negli anni precedenti alla Seconda Guerra Mondiale, molto più succintamente, veniva descritta come una città dove “si fa commercio di olio, sardine e manna”.
Nel periodo successivo all’ultimo dopoguerra, invece, Cefalù ha subito una mutazione antropologica. Il processo evolutivo integrato, affermatosi intorno alla metà del XIX secolo, ha trasformato, infatti, lo stato socio-economico di Cefalù; da un’economia prevalentemente basata sul commercio dei prodotti dell’attività agricolo – peschereccia si è passati a quella esclusivamente turistica.
La nascita a Cefalù di un’importante struttura turistica internazionale, il Village Magique (1951), trasformatosi poi (1957) in Club de la Mediterranée, ha spinto la città ad un graduale avvicinamento all’attività turistica, indirizzando il commercio su questa via, alla ricerca di una destinazione che sembrava essere la più consona alle bellezze paesistiche ed artistico-monumentali della città.
A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 nascono i primi grandi alberghi, cui seguono residence e pensioni. Il processo di trasformazione diventa irreversibile.