Discorso del Sindaco di Cefalù in occasione della Cerimonia di ingresso in Città e inizio del Ministero Episcopale di S.E. Rev.ma Mons Giuseppe Marciante, 74° Vescovo di Cefalù

Comunicato Stampa Cefalù

Discorso del Sindaco di Cefalù in occasione della Cerimonia di ingresso in Città e inizio del Ministero Episcopale di S.E. Rev.ma Mons Giuseppe Marciante, 74° Vescovo di Cefalù.

Eccellenza Reverendissima,
e’ con sentimenti di gioia, profonda emozione e grande onore che le rivolgo, a nome mio personale, dell’Amministrazione comunale di Cefalù e delle comunità della Diocesi, un caloroso saluto di benvenuto.

Nel porgerle i migliori auspici per il Ministero pastorale di guida della Chiesa cefaludense, che da oggi prende avvio, è viva in me la consapevolezza che,al di là delle differenze di ruolo, di compito e di opinione, la voce del Vescovo è sempre stata per i cefaludesi un contributo essenziale per comprendere il senso del cammino della comunità.

In questo momento così solenne mi sia consentito Eccellenza, rivolgere un caloroso saluto e un grazie sincero all’Amministratore Apostolico, mons. Vincenzo Manzella, Vescovo emerito di Cefalù, per aver saggiamente guidato la nostra diocesi per quasi nove anni.

Un saluto altrettanto sincero mi sia consentito rivolgere anche a Sua Eccellenza Reverendissima mons. Rosario Mazzola, già Vescovo di Cefalù.

Un pensiero devoto e commosso va alla memoria dell’indimenticato mons. Francesco Sgalambro che, in attestato di venerazione per la Chiesa che egli guidò, ha voluto che questa città custodisse le sue spoglie mortali, nell’attesa della Resurrezione nell’ultimo giorno.

Reverendissimo mons. Marciante, Cefalù è terra di antichissime tradizioni cristiane ed è sede del Pastore della chiesa locale da epoca ben più antica della rifondazione della diocesi e della edificazione della Basilica – Cattedrale, voluta dal gran Re Ruggero II. La storia civile di Cefalù è così intrecciata alla presenza del Pastore della comunità cristiana che deve anche al fatto di essere sede vescovile il suo attributo di Città.
Cefalù è, da sempre, città di incontro tra popoli diversi, di solidarietà, di pace.

All’edificazione della Basilica – Cattedrale parteciparono genti di tradizione latina, greco-bizantina, musulmana, nel secolo che, altrove, assistette alle Crociate. Per questo Cefalù è simbolo di pace e di scambio fecondo; anche in virtù di ciò l’UNESCO ha inserito, nel 2015, la Basilica-Cattedrale nell’elenco dei beni Patrimonio della Umanità.

Oggi la nostra Città è meta turistica di livello internazionale, luogo in cui, secondo le parole di un famoso scrittore: ” è il mondo stesso che passa da qui”.

Come un albero per protendersi verso l’alto e non essere abbattuto dal vento deve avere radici profonde, così la consapevolezza della nostra storia deve guidarci nella costruzione di un futuro di sviluppo, di giustizia, di prosperità.
Per questo è importante saper cogliere i ” segni dei tempi”, rinnovando il nostro impegno per la cosa comune.

Nel suo stemma episcopale, Eccellenza Reverendissima, è contenuta l’immagine di un aratro, il quale è uno strumento che con pazienza, forza, costanza prepara il terreno per accogliere il seme che farà germogliare piante che offriranno buoni frutti. L’aratro, però, è uno strumento che per essere efficace ha bisogno di essere guidato da mani esperte.

Ci aiuti, Eccellenza a preparare i solchi necessari per coltivare sempre e con maggior cura il bene di tutti e, in particolare, dei più bisognosi, nel rispetto delle opinioni, dell’autonomia, del credo e della dignità di ciascuno.

Ci aiuti Eccellenza, a perseguire sempre il bene di questa terra, della gente che la abita e di coloro che vengono a visitarla da turisti.

Nel perseguire questi obiettivi ci soccorrono i grandi princìpi di libertà, uguaglianza e fraternità; ci soccorre la collaborazione delle donne e degli uomini di buona volontà, ci soccorre l’impegno delle famiglie, dei tanti educatori: nella scuola, nelle parrocchie, nelle associazioni di volontariato; ci soccorre l’impegno dei rappresentanti delle istituzioni e dei servitori dello Stato.

Politica e fede, scrive Papa Francesco,